Animali come noi

“Non si devono misurare gli animali col metro umano. Sono creature complete e finite, dotate di un’estensione dei sensi che noi abbiamo perso o non abbiamo mai posseduto, e che agiscono in ottemperanza a voci che noi non udremo mai. Non sono confratelli, non sono subalterni; sono altre nazioni, catturate con noi nella rete della vita” (H. Beston)

Una mattina di Marzo, una banda di bambine e di bambini di dieci anni avevano riflettuto sulla poesia scritta da Ada Negri e su come questa poneva in una prospettiva diversa la bufera di vento che aveva scorrazzato, in quei giorni, lungo le strade e in ogni anfratto raggiungibile di Firenze; quella banda giovanile era scesa nel dettaglio seguendo la loro diretta esperienza ventosa e anche gli studi di Von Uexküll ed in particolare quello che si snoda a partire da un albero quercia. Quelle bambine e quei bambini non hanno fatto finta di essere qualcosa o qualcuno che non fossero loro stessi. Avevano già sperimentato negli anni trascorsi il mettersi nei panni di un altro animale, invece quella mattina di Marzo, nell’ampia palestra, quei corpi hanno sperimentato movimenti legnosi, formicolanti, vesposi, volpanti, picchiosi, civettanti e via di seguito. Cosa possono i nostri corpi quando sono, in quel momento, come se: quercia, sole, aria, terra, alta pressione, bassa pressione, mare, vento, vespa, pettirosso, civetta, volpe, picchio, formica, vela, carezza, ghiaccio, bambina, guardaboschi, scoiattoli, uccelli, tana, radici, rami, scoiattoli, cerambice, vespa. Essere lì, in quel preciso momento senza bisogno del mezzo linguistico, con il corpo tutto in un concatenamento di eventi.
Come anticipato in precedenza si tratta ancora, per me, di una via da continuare a percorrere perché come avverte Felice Cimatti: “Oggigiorno non c’è forse una posta in gioco più importante, in un’epoca che vede il fallimento – ecologico, in primo luogo, ma poi anche politico ed etico – di un’umanità che ha perso ogni contatto con l’animalità che incarna, o che per meglio dire, potrebbe incarnare” (Cimatti, “Filosofia dell’animalità” XI).

Pensare che siamo animali.

(Gildagigi, 21 Aprile 1995 – 8 Luglio 2015)